#ATUXTU’ CON MARCO CASERTA

Quando da piccoli si giocava a pallone con gli amici e bisognava fare le squadre, solitamente quello dai piedi meno buoni si doveva mettere in porta. E’ sempre stato cosi, forse continuerà ad essere così anche nelle scuole calcio. E’ un ruolo non come gli altri di certo. Il portiere indossa una divisa diversa, non riesce al allacciarsi le scarpe da solo a causa dei guanti, a volte non tocca il pallone per  una decina di minuti, sta li solo a guardare i compagni. Ma quando è chiamato in causa lo deve fare sempre al meglio, l’errore non può essere perdonato, perché altrimenti cambia in peggio il punteggio della partita. Un compito ingrato quello del portiere, una missione per la quale è concesso spesso una buona dose di pazzia. Capita di fare parate strepitose, di esaltarsi, di far gridare al miracolo. Capita pure che dal buio e da lontano arrivi una palla avvelenata, che viaggia tra le ombre e le luci riflesse, che non si vede bene, oppure si vede solo all’ ultimo istante quando è troppo tardi, la si rincorre, ma senza pietà è già in fondo alla rete. Il portiere cade ed osserva i compagni, chiedendo cosa fosse mai successo. Gli avversari esultano e al portiere tocca a quel punto il compito di prendere il pallone dopo la linea bianca, triste e lentamente.

Marco Caserta è il nostro portiere, un bravissimo ragazzo ed un ottimo portiere. Prima di addentrarci nella questione spinosa conosciamolo un po’.

Marco, quando hai  cominciato a giocare a calcio e perché proprio da portiere?

Ho incominciato a giocare nella piazzetta sotto casa con i vicini, siccome ero il più piccolo del gruppo mi mettevano sempre in porta ( una legge non scritta)

Quali sono i tuoi trascorsi prima di arrivare all’USD Rocca di Capri Leone?

Prima di arrivare qui ho giocato per  due anni alla Tiger Brolo. AL primo anno, con i compagni abbiamo ottenuto l’ Eccellenza. E’ stata una grande emozione, perché mi sono  confrontato con un campionato difficile e soprattutto l’ho fatto da protagonista. Il secondo è stato bello perché mi allenavo con gente  di alto valore tecnico e con un bella carriera come Calabrese, Parisi e soprattutto con Fagone, che mi ha fatto crescere davvero tanto. Sono rimasto soddisfatto del campionato disputato anche se ho giocato poco. Ho giocato poche partite ma giocate bene, ed in più abbiamo vinto la Coppa. L’ anno scorso sono stato un pò sfortunato, per i vari infortuni.  Ho avuto la fortuna di conoscere e giocare con grandi giocatori, su tutti Fabio Calabrese, grande giocatore e soprattutto grande persona,

Marco, la domanda è d’obbligo. Domenica un tiro velenoso da 40 metri  ci ha fatto perdere la partita. Ci racconti quel tiro cosi strano ed improvviso?

Per quel gol subito ancora ho molta rabbia. Sabato pomeriggio, Mattia Destro della Roma ha segnato da 40 metri e mi chiedevo come facesse un portiere a prendere un gol da quella distanza. Nemmeno un giorno e l’ho capito, il tiro sembrava telecomandato, ma io sicuramente potevo fare di più. Ho sottovalutato la situazione di gioco.Abbiamo una squadra davvero forte e in partita mi arrivano al  massimo 2 tiri. Devo stare sempre concentrato perché poi succede come domenica, che nonostante loro abbiano fatto un tiro e noi preso quasi a pallate loro, abbiamo perso.

Lasciamo il calcio per un momento. Cosa fai il giorno, cosa ti piace?

Il giorno sono sempre impegnato perché non mi piace stare a casa a non fare niente, la mattina per ora lavoro in spiaggia ma proprio oggi ho finito. Adesso passerò le mattine ad aiutare a mia mamma a casa il pomeriggio sono al campo e quando torno aiuto a mia sorella a fare i compiti. Quando sono libero sto con i miei amici al bar, a giocare a carte o portare alla mia sorellina a passeggio.

Lo dicevamo, Marco è proprio un bravo ragazzo. Sta solo cercando le chiavi per chiudere la porta.

Vai Marco!!

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